venerdì 28 febbraio 2014

LA VITA 12: FALEGNAME

VITA DI SAN GIUSEPPE
Libro I - Capitolo XII
S. Giuseppe esercita l'arte del falegname
e riceve grazie particolari da Dio
Nella sua botteguccia - Appena ebbe inteso dall'Angelo la divina volontà, il nostro Giuseppe la mise subito in esecuzione; e comprato quel tanto che gli era necessario per esercitare l'arte del falegname, si ritirò in una piccola bottega, che prese in affitto vicino al Tempio. In questa piccola stanza lavorava, dormiva e prendeva il suo parco cibo; da qui non usciva mai se non per andare al Tempio e a fare quel tanto che gli era necessario per vivere. Rare volte si faceva la minestra, e per lo più il suo cibo era pane e frutta; beveva poco vino, e quello molto temperato con acqua. La sua minestra più squisita era di verdure cotte ovvero legumi, e questi, come dissi, molto di rado. Infatti il Santo Giovane condusse qui una vita molto stentata e penitente, e soffriva tutto con grande allegrezza e consolazione del suo spirito. Dio, però, non tralasciava di riempirlo di consolazioni celesti; qui se ne stava solitario, taciturno; in questa sua botte-ga non si vide mai gente che si trattenesse a parlare, mentre il Santo non era amico di trattenimenti inutili, e siccome era stimato da tutti povero, semplice e idiota, non vi si accostavano e così lo lasciavano vivere in pace con la sua quiete, da tutti derelitto e del tutto sconosciuto. Intanto la gente andava ad ordinargli i lavori, in quanto ci trovava il suo utile, perché il Santo prendeva quello che gli davano, rimettendosi sempre alla loro discrezione; e quando riceveva la paga delle sue fatiche, la prendeva a titolo di carità ringraziando affettuosamente chi gliela dava. Di quella paga ne tratteneva tanta quanta gli era necessaria per i suoi bisogni, il resto lo dispensava ai poveri. Così gli aveva ordinato di fare l'Angelo, ed egli con puntualità l'eseguiva. Alle volte il Santo Giovane si trovava in grande penuria e necessità, non avendo di che cibarsi, ed in tale occorrenza se ne andava al Tempio a supplicare il suo Dio di volerlo provvedere: e Dio non mancava di consolare il suo servo, ispirando al cuore ora ad una, ora ad un'altra vicina di fargli l'elemosina di verdura, frutta, minestra, pane, a seconda che egli ne aveva necessità.
Il Santo gradiva molto questa elemosina e ne rendeva affettuose grazie, prima a Dio, poi a chi gliela inviava. Dio poi lo provvedeva mandandogli spesso da lavorare senza che egli lo andasse a cercare, perché era tanto grande la modestia del nostro Giuseppe, che non si rischiava di andar cercando cosa alcuna; e poi confidava tanto nel suo Dio che avesse provveduto ai suoi bisogni, che se ne stava riposato, aspettando la divina Provvidenza, che non gli mancò mai.

La botteguccia santuario - Il nostro Giuseppe, standosene in quella piccola officina, solo e abbandonato da tutti, si prostrava spesso a terra e si offriva tutto al suo Dio, dicendogli spesso: «Ecco, o Dio mio, io sono tutto tuo, non c'è cosa alcuna che possa separarmi da Te. Io non ho altro che Te; Tu sei tutta la mia eredità, tutto il mio sostegno; Tu la mia consolazione, Tu tutto il mio bene. Da Te solo spero aiuto e conforto, e all'infuori di Te non voglio cosa alcuna. Rinuncio a tutto ciò che può darmi il mondo, ed abbraccio volentieri la povertà, l'umiliazione, i patimenti, perché così piacerò a Te, mio Dio, unico mio Signore e Padrone assoluto di tutto me stesso». E in tal modo si andava trattenendo col suo Dio. Faceva più frequenti le visite al Tempio e si tratteneva molto a pregare, e Dio permetteva che non fosse osservato da alcuno, perché non gli fosse impedita questa consolazione.

Vita di Maria nel Tempio - Si trovava, allora, nel Tempio la Santa fanciulla Maria, destinata ad essere la Madre del Verbo divino, le cui mirabili virtù erano ammirate da tutte le altre fanciulle del Tempio, specialmente da chi ne aveva la cura, in modo che ne correva la fama anche per la città. Ma il nostro Giuseppe non ne seppe mai cosa alcuna, perché non trattava né conversava con alcuno. Una notte, però, l'Angelo gli parlò nel sonno e gli manifestò come nel Tempio si trovasse una fanciulla, che era tanto cara al suo Dio e da Lui tanto amata e favorita sopra ogni credere, nella quale Dio tanto si compiaceva e si dilettava per le sue rare virtù e la sua mirabile purezza e santità; e che questa era Maria, figlia di Gioacchino ed Anna, da lui ben conosciuti. Gli diceva questo, perché lodasse e ringraziasse Dio delle grazie e dei favori che compartiva a lei, e perché si rallegrasse che vi fosse al mondo una creatura così degna e così cara a Dio.

Amore vicendevole - Il Santo Giovane, svegliatosi, si alzò, e con grande giubilo del suo cuore ringraziò e lodò il suo Dio, come l'Angelo gli aveva ordinato. Si rallegrò molto della notizia avuta, e sentì nascere nel suo cuore un santo amore verso la fanciulla, in modo tale che andava più spesso al Tempio, attirato dall'affetto verso di lei; e benché mai la vide, tuttavia l'amava per le sue rare virtù. Nel Tempio si tratteneva poi a pregare e a ringraziare Dio che si fosse degnato di mandare al mondo una così santa fanciulla, nella quale Egli trovava il suo compiacimento, e lo pregava di ricolmarla sempre più delle sue grazie, e così come cresceva nell'età, l'avesse fatta crescere nelle virtù. Dio gradiva molto le preghiere del Santo, e di questo ne diede un chiaro lume anche alla fanciulla Maria, facendole conoscere le virtù del suo servo e quanto egli pregasse per lei: per cui anche lei, da allora in poi, pregava Dio per il Santo e lo supplicava di riempirlo del suo amore e della sua grazia. Dio esaudiva mirabilmente le suppliche di Maria, cosicché tanto San Giuseppe come la Santissima Vergine Maria si tenevano sempre raccomandati a Dio, nonostante non si conoscessero di vista né mai si fossero parlati, ma sapessero tutto per rivelazione divina. Maria Santissima amava il Santo Giovane, anche perché aveva una chiara intelligenza delle rare virtù di lui, e che Dio l'amava molto; e per lo spazio di quasi dieci anni godettero l'uno e l'altra il beneficio delle loro sante orazioni e si amarono santamente in Dio senza però mai vedersi né trattarsi, solo che l'Angelo alcune volte ne parlava a Giuseppe nel sonno e lo assicurava che la Santa Fanciulla pregava molto per lui, per cui ne sentiva una somma consolazione.

Suo voto di verginità - Una volta l'Angelo gli disse come la fanciulla Maria si era dedicata tutta a Dio e aveva consacrato a Dio. con un voto, la sua verginità, e che di questo il suo Dio ne aveva goduto molto. Sentendo questo, il Santo si invaghì di imitarla e di consacrare anche lui con un voto a Dio la sua purezza, ma siccome questa era cosa nuova non più intesa, il Santo era perplesso se doveva fare così e se a Dio fosse stato gradito che l'avesse fatto; perciò se ne andò al Tempio per supplicare Dio di manifestargli la sua volontà in questo particolare, e dopo molte suppliche, Dio si degnò manifestargli la sua volontà parlandogli interiormente. Gli disse che gli avrebbe fatto una cosa molto gradita se gli avesse consacrato la sua verginità con un voto, e l'assicurò del suo aiuto e della sua grazia particolare per poterlo osservare perfettamente. Il nostro Giuseppe si consolò molto nel sentire la voce del suo Dio che gli parlò al cuore e gli manifestò quel tanto di cui egli lo pregava, e subito ancora egli fece voto di verginità perpetua, e nel farlo il suo cuore fu riempito di un grande giubilo e di un'allegrezza inesplicabile, che Dio gli fece sentire per assicurarlo maggiormente del gradimento che aveva del voto da lui fatto. Fu anche elevato in altissima contemplazione e poi in dolcissima estasi nella quale Dio gli manifestò i molti pregi della nobile virtù della purezza, per la quale il Santo ne restò sempre più invaghito, e molto consolato per il voto fatto; e rese affettuose grazie a Dio che gliel'aveva ispirato e che si fosse degnato di accettare il voto con tanto gradimento. Così se ne tornò alla sua piccola bottega tutto consolato ed allegro; e la notte l'Angelo gli parlò di nuovo e l'assicurò di come Dio aveva sommamente gradito il voto da lui fatto ad imitazione della Santa Fanciulla Maria.

Comune desiderio del Messia - Gli disse anche come la Santa Fanciulla si struggeva tutta del desiderio della venuta del Messia e che ne porgeva continue e calde suppliche al suo Dio; che a Dio erano molto gradite le sue suppliche e che senza dubbio si sarebbe accelerata la venuta del Messia al mondo per le preghiere della santa fanciulla, e che anche lui l'avesse imitata in questo, per rendersi sempre più gradito al suo Dio. Il Santo, svegliatosi, si alzò subito e si mise a supplicare il suo Dio con più fervore che non facesse prima, affinché si fosse degnato di inviare presto al mondo il Messia promesso, e dopo se ne andò al Tempio e qui si mise di nuovo a pregare Dio per la suddetta venuta. Dopo una lunga preghiera lo spirito di Giuseppe fu elevato in altissima contemplazione, dove gli furono manifestati molti segreti divini circa le qualità e le virtù che avrebbe avuto il Messia quando avrebbe dimorato fra gli uomini; così il Santo rimase molto più acceso del desiderio di questa venuta, bramando ardentemente di conoscerlo e di trattare con lui. Si riconosceva però indegno di questo favore per la sua grande umiltà, ma confidava molto nella bontà di Dio, che già sperimentava tanto propizia verso di sé.

Angelo di Paradiso - Con queste grazie che Dio faceva al Santo, e per le preghiere che la Santa Fanciulla Maria faceva per lui, arrivò ad uno stato di vita, che non sembrava più una creatura terrena, ma un Angelo di Paradiso. La sua mente sempre assorta in Dio, il suo amore verso Dio, sempre più ardente, il desiderio di dare gusto a Dio in tutte le sue operazioni era molto acceso, e per lo più stava estatico e tutto assorto in Dio, passando i giorni interi in continua elevazione di mente, e buona parte della notte, scordandosi di prendere il cibo, mentre per lo più si sentiva sazio per il gusto che aveva di trattare e di trattenersi col suo Dio; e spesso replicava: «Oh, Dio mio! e come dispensi a me, creatura miserabile, tante grazie e favorí? Come è grande la tua bontà verso di me! Come sei generoso! Quanto sei fedele nelle tue promesse! Che cosa farò io per te, mio Dio? Come potrò esserti riconoscente per tante grazie? Per ora non ti posso offrire altro che tutto me stesso e la mia servitù, che di buon cuore tutto a te sacrifico, e fa' di me ciò che a te piace, mentre io sono prontissimo a sacrificarmi e spendermi tutto nel tuo servizio».

Zelo della gloria di Dio - Il Santo Giovane ardeva anche di un vivo desiderio di fare molto per la gloria del suo Dio, ma si riconosceva insufficiente, e di questo ne sentiva pena, perché gli sembrava di non potere effettuare il suo desiderio. Ma una notte l'Angelo gli parlò e gli disse come sarebbe venuto il tempo in cui egli avrebbe appagato il suo buon desiderio, perché avrebbe operato molto per il suo Dio e si sarebbe molto affaticato. Inteso questo, Giuseppe diede in eccessi per la consolazione, per cui aspettava con desiderio che arrivasse quel tempo, che chiamava tempo per lui felice. E di fatto così fu, mentre sostenne molte fatiche per conservare la vita al Verbo Incarnato, che alimentò con il lavoro delle sue mani; e nonostante allora non sapesse in che cosa si sarebbe impiegato per il suo Dio, tuttavia ne godeva molto e lo chiamava tempo per lui felice; tanto era grande il desiderio che il Santo aveva di spendersi tutto per il servizio del suo Dio.

Abbandono in Dio - Viveva poi con una semplicità più che grande, e non ricercò mai cosa alcuna delle promesse che l'Angelo gli aveva fatto, e che non gli dichiarava mai, ed il Santo non si curò mai di saperle aspettandole con una santa indifferenza; solo si applicava a pregare Dio di dargli quel tanto che gli aveva fatto promettere dall'Angelo, e questo lo faceva perché sapeva che Dio voleva essere pregato. Infatti, il nostro Giuseppe, in tutto e per tutto, si rendeva gradito e accetto al suo Dio, dandogli gusto in tutte le sue operazioni, non discostandosi mai dal suo santo volere, riconoscendo con somma gratitudine i benefici che riceveva da Dio, mostrandoglisi grato, ringraziandolo continuamente e offrendogli tutto se stesso senza alcuna riserva.




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