venerdì 28 febbraio 2014

PRIME TESTIMONIANZE DI DEVOZIONE

La prima testimonianza della devozione al cuore di san Giuseppe è costituita da un affresco (1617), a Pontoise (Francia), presso le Carmelitane Scalze; un’iscrizione commenta: In corde Joseph invenietis me”.
Stemma della Schiavitù al Glorioso Cuore di San Giuseppe (Siviglia)
I tre Cuori, 1752, arcivescovado di Mariana, Minas Gerais (Brasile)
Nella Spagna, un cuore con la scritta JPH (=JOSEPH), sormontato da una fiamma, circondato da una corona di rose, trapassato da lato a lato da una spada e da una verga fiorita,  è lo stemma della confraternita della Schiavitù del Glorioso Cuore di san Giuseppe, fondata a Siviglia, nel 1744, la quale celebrava, il 18 settembre, la festa del sacro Cuore di san Giuseppe e in tutte le feste principali faceva la commemorazione “del Sacro Cuore di tanto felice Sposo, fornace del più casto amore e  deposito dei divini segreti”. Eccone il commento in versi: “Gioie include e dolori / di Giuseppe il cuore; / per questo tra i suoi ardori / mesce spada di afflizione / con la gioia dei fiori”. Lo stesso stemma di Siviglia lo troviamo, nel 1751, in Messico, nel libro devozionale del gesuita Ignacio Tomay: El sagrado corazón del santísimo Patriarca señor Joseph… Regolamenti, costituzioni, devozionari e altri documenti scritti documentano abbondantemente questa devozione, compreso un Oficio del corazón santísimo del señor san José, pubblicato in Messico, nel 1888.
Alla devozione verso i tre cuori “separati” di Gesù, Maria e Giuseppe succede e si diffonde quella verso i tre cuori “riuniti”. La devozione ai Santissimi Cuori dei Sovrani Signori Gesù, Maria e Giuseppe è testimoniata dal 1733, con un santuario a Porto (Portogallo) e una Confraternita a Ouro Preto (dioc. di Diamantina, Brasile), esistente nel 1785. Sempre in Brasile, rappresentazioni in argento dei “Tre Cuori” si trovano nel Museo dell’arcivescovado di Mariana (1752) e nella chiesa dei carmelitani di Diamantina. Probabilmente questa devozione dei “Tre Cuori” era maturata dalla spiritualità del P. Bartolomeu do Quental, fondatore degli Oratoriani in Portogallo, colà stabilitisi nel 1668, il quale propagava una devozione speciale verso la Trinità creata, sia sotto il simbolo dei cuori di Gesù, Maria e Giuseppe, sia sotto quello della Fuga in Egitto.  Il collegamento con la devozione della Trinità creata è molto importante, per cui ne tratterò a parte. Un accenno va anche fatto allo sconfinamento della devozione ai “tre cuori” verso quella dei “cinque sacri cuori di Gesù, Maria e  Giuseppe, Gioachino e Anna”, perché ci può aiutare a comprendere l’atteggiamento frenante di Roma, e conseguentemente la necessità di conoscere il “singolare” ruolo di san Giuseppe nel mistero dell’Incarnazione.
Guardando all’Italia, la devozione al Cuore purissimo di san Giuseppe  ha avuto due promotori, che hanno agito indipendentemente l’uno dall’altro, a riprova dell’esistenza di una stessa corrente sotterranea alimentata dalla sensibilità spirituale dei fedeli, che per prima intuisce quanto poi la teologia “sistematica” non sempre riesce ad assimilare. A cominciare dal 1843, il padre Elia dei Tre Cuori, Carmelitano Scalzo, pellegrina per l’Italia, la Francia e altre regioni diffondendo la devozione al “giusto” e “mitissimo” Cuore di san Giuseppe e per raccogliere offerte destinate ad erigere in suo onore una cappella. Si sa che il progetto ebbe l’approvazione di GregorioXVI, ma ne ignoriamo l’esito. Tre anni dopo, nel 1846, il p. Michele  Rocco, Oblato di Maria Vergine, ignaro dell’iniziativa del Carmelitano e per ispirazione personale,  istituiva la Pia Unione del Cuore Purissimo di San Giuseppe

da http://movimentogiuseppino.wordpress.com/devozioni-a-san-giuseppe/

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