giovedì 27 febbraio 2014

LA VITA 6: LA MORTE (19 marzo)

La morte di San Giuseppe
dalle rivelazioni di Maria Cecilia Baij O.S.B. (1694-1766)
 VITA DI SAN GIUSEPPE
 
Il testo che riporto ha l'imprimatur di Mons. Fiorino Tagliaferri (1977), allora Vescovo di Viterbo



   Il felicissimo transito di S. Giuseppe assistito da Gesù, da Maria e dagli Angeli Santi
Negli estremi istanti - Il nostro Giuseppe era già arrivato al colmo di quella santità a cui Dio lo aveva destinato, ed arricchito di meriti, quando Dio volle sciogliere quell'anima santissima dai legami del corpo per mandarla al Limbo dei Santi Padri, affinché desse loro la fausta
notizia della vicina liberazione, perché in breve si sarebbe compiuta l'opera della Redenzione umana. Il fortunato Giuseppe si sentiva gia arrivato agli ultimi periodi della sua vita e udiva le armonie angeliche,
che dolcemente lo invitavano per condurre la sua anima benedetta a riposarsi nel seno di Abramo. Il Santo si sentiva più che mai acceso nell'amore verso il suo Dio, che lo andava consumando. Ebbe una sublimissima estasi, dove rimase per più ore, godendo le delizie del Paradiso nei dolci colloqui col suo Dio.
Tornato dall'estasi, al meglio che poté, parlò con il suo Redentore e con la divina Madre, lì assistenti. Domandò loro perdono di tutto quello in cui egli aveva mancato in tutto il tempo che aveva avuto la sorte di stare con Loro, e fece questo con grande dolore e abbondanza di lacrime. Li ringraziò di tutta la carità che avevano usato verso di lui, di tanta pazienza nel soffrire le sue mancanze, di tanti benefici
che gli avevano fatto e di tante grazie che gli avevano impetrato dal divin Padre. Li ringraziò della cura e dell'assistenza avuta nella sua lunga e penosa infermità, e poi rese affettuose grazie al Redentore per
la Redenzione umana e di quanto aveva patito ed avrebbe patito per compiere la grande opera della Redenzione umana.

Infine rese grazie tanto al Figlio come alla Madre di tutto quello che avevano operato per lui, non dimenticando neppure una parola, venendogli allora alla mente tutti i benefici da loro ricevuti. Infine, in segno del suo grande amore verso la sua Santa Sposa, non già che ve ne fosse bisogno, la lasciò raccomandata in modo speciale al suo divin Figliolo, con parole di tenerissimo affetto e con lacrime di dolcezza, rimirandola con grande amore e compassione per quel tanto che le restava da soffrire per la passione e morte del Salvatore, considerando come in quel tempo sarebbe stata derelitta e abbandonata, immersa in un mare di dolore e di affanni.

Gli fu anche confermato dal Redentore il compito di avvocato e protettore degli agonizzanti, che il Santo, di buon cuore, accettò di nuovo con desiderio e volontà di giovare a tutti. Domandò poi, con grande
umiltà, la benedizione al suo Gesù e alla divina Madre, supplicandoli di non privarlo di quella consolazione. Ma tanto l'umilissimo Gesù, come la divina Madre vollero essere benedetti da lui, come loro capo, dato loro dal divin Padre. Il Santo fece questo con molta tenerezza per obbedire, ed anch'egli ricevette la loro benedizione che lo ricolmò di consolazione e di giubilo. Cresceva sempre più la veemenza dell'amore nel cuore del fortunato Giuseppe, come anche il dolore; e ridotto alle ultime agonie si vedeva tutto infiammato e acceso d'amore celeste, stando con gli occhi fissi ora verso il cielo, ora nel Redentore ed ora nella sua santissima e purissima Sposa, godendo di tale vista e di trovarsi assistito dai due Tesori del Cielo, di cui egli era stato il fedelissimo custode.

Ad ogni respiro nominava i dolcissimi nomi di Dio Padre, di Gesù e di Maria, che gli apportavano una dolcezza indescrivibile. Il Salvatore lo teneva per la mano e vicino alla sua testa, e gli parlava della bontà, dell'amore e delle grandezze del suo divin Padre, e le sue
divine parole penetravano l'anima del moribondo Giuseppe e lo accendevano
sempre più nell'amore del suo Dio.
Suo transito
- Arrivato l'ultimo momento della sua vita, il Redentore invitò quell'anima benedetta ad uscire dal corpo per riceverla nelle sue mani santissime e consegnarla agli Angeli affinché l'avessero
accompagnata al Limbo. A questo dolce invito il nostro fortunato Giuseppe spirò, invocando il dolcissimo nome di Maria e di Gesù, suo Redentore; spirò in un atto violento d'amore verso il suo amato Dio. Che anima veramente fortunata!

Maria vede l'anima di Giuseppe - Il Salvatore ricevette l'anima di Giuseppe nelle sue Santissime mani e la fece vedere alla sua Santissima Madre affinché si consolasse, essendo molto afflitta per la perdita di un così santo e fedelissimo compagno. La gran Vergine vide quell'anima
santa tanto ricca di meriti e adorna di tanta grazia e virtù, per la quale restò molto consolata, come anche per la preziosa morte che aveva fatto il suo amato Sposo, per cui ne rese grazie abbondantemente al divin Padre e si rallegrò con l'anima santissima del suo fortunato Giuseppe.

Il giorno della sua morte - Il nostro fortunatissimo Giuseppe morì il giorno venerdì, 19 marzo alle ore ventuno, a circa sessantun'anni. Il suo cadavere rimase tanto bello che sembrava un Angelo del Paradiso, e
circondato da un mirabile chiarore, emanando un profumo soavissimo e grande venerazione.

E' compianto da tutti - Si sparse poi la voce per tutta Nazareth della morte di Giuseppe e fu compianto da tutti, specialmente dai suoi amorevoli. Ognuno raccontava le mirabili virtù del sant'uomo, e non vi fu alcuno che potesse dire una parola in contrario, perché tutti erano stati testimoni delle sue rare e mirabili virtù. Quando il cadavere fu portato fuori per dargli un'onorevole sepoltura, accorse una grande moltitudine di popolo per vederlo, restando tutti ammirati della rara bellezza del santo corpo. Si vedevano tutti lacrimare per la tenerezza e la compunzione, e tutti lo chiamavano uomo veramente di Dio e osservatore zelante della legge divina.
Suoi funerali
- Il Santo cadavere fu accompagnato dal Salvatore e dalla divina Madre con le pie donne che l'andavano consolando. Fu accompagnato anche dagli Angeli che assistevano il Re e la Regina del cielo, con cantici di lode, nonostante non fossero ne' uditi ne' visti dai presenti.
L'aria stessa apparve serena e come lieta e ridente e perfino gli uccellini facevano canti festosi, cosa che fu ammirata da tutti, e tutti sentivano il soavissimo profumo che il venerabile cadavere emanava.
Terminate le funzioni secondo la legge ebraica, la divina Madre e il Salvatore se ne tornarono a casa, dove furono di nuovo consolati dagli amici e dai vicini, e poi lasciati in libertà.

Alla sua morte ottenne grazie per i moribondi - Nello stesso istante poi, che il nostro fortunatissimo Giuseppe spirò, morirono anche alcune altre persone a Nazareth e in altre parti dove si osservava la Legge data da Dio a Mosé, cioé degli Ebrei; e al nostro Giuseppe fu dato da Dio di conoscere come anche costoro stessero agonizzando, e il Santo porse calde suppliche per loro al suo Dio, domandando con grande insistenza la loro salvezza eterna, volendo anche in punto di morte esercitare il suo ufficio di avvocato degli agonizzanti. Egli fu esaudito da Dio, perché si degnò di dare a tutti quei moribondi un atto di vero dolore e tutti furono salvi per i meriti e le suppliche di S. Giuseppe, volendo Dio consolare il suo fedelissimo servo col concedergli quanto gli chiedeva. E come poteva Dio non esaudire le suppliche di un'anima tanto santa e che con tanta fedeltà l'aveva servito e con tanto amore l'aveva amato ed obbedito prontamente in tutti i Suoi ordini con tanta prontezza, umiltà e rassegnazione e che con tanta esattezza aveva osservato la Legge ed imitato i vari esempi di Gesù e di Maria?

    
        Testo tratto da: Maria Cecilia Baij, Vita di San Giuseppe, ed. Casa di Nazareth, Apostolato stampa del T.O.F.I., via Monti 38, Sesto San Giovanni (MI), ed fuori commercio 1997, pp. 374-377.

Proprieta` letteraria riservata: Monache Benedettine del SS. Sacramento, Monastero di San Pietro, Largo S. Pietro, 31, 01027 Montefiascone (VT), 0761-82.60.66.


In Jesu et Maria

Don Alfredo M. Morselli
(Dal Forum del sito totustuus)

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